Il banco orafo, al banc in dialetto valenzano, è l’oggetto scelto per rappresentare e
raccontare l’identità storica della città di Valenza che si immedesima, agli occhi del mondo,
con la lavorazione dell’oro e la produzione di meravigliosi gioielli.
Il banco, infatti, è lo spazio sul quale l’orafo e l’incastonatore lavorano con le loro sapienti
mani per creare opere d’arte da indossare.
Per iniziativa dell’Amministrazione comunale è nato così il progetto del Banco Diffuso che
ha coinvolto e coinvolgerà differenti luoghi, pubblici e privati, che ospiteranno al loro
interno storici banchi orafi. Il banco diventa così lo strumento a cui è affidata la narrazione
della storia pluricentenaria della tradizione orafa valenzana.
Il progetto si è reso possibile anche grazie alla preziosa collaborazione con l’Associazione
Amici del Museo dell’Arte Orafa Valenzana che ha fornito alcuni pregevoli banchi, parte
della ricca collezione che negli anni è stata sapientemente ordinata e conservata con
attenzione e dedizione.
I primi tre banchi saranno collocati presso la Manifattura BVLGARI, le scuole IC “Paolo e
Rita Borsellino” e “7 Fratelli Cervi” e saranno i testimoni di questo itinerario nella storia,
nella tradizione e nel passaggio dei saperi tra le generazioni, base della cultura orafa
valenzana.
Di seguito si riporta la voce “Banco” tratta dal lemmario dei termini tecnici dell’oreficeria
valenzana pubblicato sul sito www.archiviorafivalenza.it:
Banco: per orafi (al banc) e per orafo incassatore (al banc dl’incasadur e taburat) ha la
parte anteriore sagomata e profilata con bordino arrotondato in legno per l’arresto degli
attrezzi. Sotto lo stocco vi è il cassettino per gli attrezzi; il grande cassetto sottostante è
foderato di lastra in zinco con angoli interni senza spigolo per facilitare il recupero dell’oro
caduto durante la lavorazione. Oppure sul lato lungo del banco si trova la rientranza
semicircolare che corrisponde al posto dell’orafo detta a Valenza piazza. Al centro di questa è infilato nell’apposita cavità lo zoccolo, detto stocco (al stoc), utilizzato per
appoggiarvi l’oggetto durante la lavorazione. Sotto lo stocco è un cassettino senza
maniglia. Più in basso vi è un cassetto largo quanto la piazza, tenuto sempre aperto,
foderato da una lamiera in zinco: questo cassetto serve per raccogliere la limatura che
cade durante la lavorazione del metallo e per tenere in un settore laterale gli utensili più
utilizzati. Sul banco l’orafo appoggiava una lastra di zinco (tulatta) che proteggeva il legno
durante le operazioni di saldatura.
