Pietra Marazzi, i carabinieri sequestrano una pianagone di cannabis

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I Carabinieri della Compagnia di Alessandria hanno sequestrato una piantagione di cannabis
da circa mezzo ettaro con circa 400 piante altre più di due metri in località Pietra Marazzi di
Alessandria.
Sono finiti in manette, arrestati in flagranza di reato o sottoposti a misura cautelare, 7 italiani
accusati di coltivazione, produzione e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti,
con l’aggravante dell’ingente quantità.
L’operazione, conclusasi con uno dei più importanti sequestri di droga a livello provinciale, è
stata portata a termine nei giorni scorsi con l’impiego di oltre 40 Carabinieri, impegnati non
solo nelle operazioni di polizia giudiziaria e nello smantellamento delle strutture ma anche
nel taglio e nella catalogazione delle piante.
L’indagine era stata avviata quasi un anno fa, quando gli investigatori, insospettiti dalla
costruzione di alcune serre e dall’installazione di videocamere perimetrali e reti frangivista in
un terreno di scarso passaggio, avevano cominciato ad annotare e localizzare i movimenti di
alcuni individui. Gli appostamenti e i pedinamenti, congiuntamente all’attività tecnica,
avevano consentito di definire i ruoli di ciascun appartenente all’organizzazione, peraltro con
mansioni ben definite all’interno delle quattro serre: da chi si occupava della coltivazione
degli arbusti a chi curava l’impianto di umidificazione e a chi badava all’irrigazione e al
ricambio d’aria, attenzioni con cui il vivaio veniva accudito notte e giorno durante l’estate, in
attesa del raccolto autunnale.
Dall’essicazione delle piante sono stati ricavati e sequestrati 120 chilogrammi netti di
marijuana, per un valore al dettaglio di circa un milione di euro, a fronte di un “investimento”
iniziale stimato in circa 80.000 euro.
Le risultanze investigative e la cura maniacale posta dagli indagati nella coltivazione delle
piante e nella gestione della struttura, al di là della vicenda penale, gettano un’ombra di
sconforto nei confronti degli appartenenti al gruppo criminale, tutti giovani di età compresa
tra i 29 e 32 anni, che avrebbero potuto indirizzare meglio i loro risparmi e le loro capacità,
verso guadagni leciti, meno veloci ma di maggiore utilità e gratificazione.

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