ASMARA E OLTRE: istruzioni per sorprendersi (Appendice 1/4)

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Tempo di lettura:2 Minuti, 26 Secondi

di Maria Antonella Pratali

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In appendice al diario di viaggio, pubblicato in ventitré puntate, seguono ora quattro puntate con nuove foto e nuove informazioni sull’attualità eritrea.

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Abbigliamento

Le donne vestite all’occidentale passeggiano tranquillamente accanto alle musulmane con l’hijab o il niqab (poco frequenti nella capitale). I vestiti delle meno giovani sono spesso lunghi fino ai piedi, abbinati a una stola candida in cotone leggerissimo (netzelà). Tutte, anche le più povere, hanno un’eleganza intrinseca, sobria e coloratissima. Alcuni uomini portano il turbante, altri una semplice t-shirt e un paio di jeans. Spesso i ragazzi indossano magliette che richiamano il mondo del calcio, soprattutto italiano.

Gli studenti, dalle elementari in poi, indossano la divisa del proprio istituto scolastico.

I camerieri e il personale di servizio degli alberghi sono sempre in divisa.

Ciò che colpisce, nell’abbigliamento degli eritrei, in generale ma soprattutto ad Asmara, sono la varietà e l’assenza di omologazione. Ciascuno si veste come vuole (o come può), secondo il proprio gusto, il proprio credo e le proprie tasche, ma sempre con una certa raffinatezza nel portamento. 

Molte donne amano intrecciarsi i capelli, dando forma a complicati arabeschi sul capo. Spesso, soprattutto le più giovani, hanno unghie lunghe e laccate, curatissime; talvolta un leggero trucco sul viso ne accentua la bellezza. Non si vedono tatuaggi.

Cucina

In Eritrea si mangia bene. E la cucina è convivialità. 

Al centro della tavola troneggia l’injera, un disco di pane sottile e spugnoso di teff (un tipo di cereale), il cui aspetto ricorda un po’ la trippa. 

Su di essa vengono sistemate varie pietanze, dallo zighinì, uno stufato di carne arricchito di berberé, un insieme di spezie, al capretto in umido o arrosto; dal timtimo, lenticchie in umido, alle verdure cotte. Lo shirò, una crema speziata di ceci, viene servito anch’esso sull’injera. I commensali ne strappano dei pezzetti con le mani e li usano a mo’ di cucchiaio per raccogliere il companatico desiderato, posizionato in piccoli mucchietti. 

Solitamente le verdure crude non sono consigliate per noi occidentali, come pure si raccomanda di non bere l’acqua del rubinetto. 

Si possono utilizzare dispositivi medici che la purificano, altrimenti la si consuma in bottigliette chiuse.

Nel bassopiano si mangia volentieri pesce. 

Una menzione speciale merita il rito del caffè, che dura circa due ore. I chicchi verdi vengono dapprima tostati nel menkeshkesh, una padella piatta col manico lungo, che viene sistemata sul fuoco, all’aperto o in un angolo della casa dedicato alla cerimonia del caffè, un momento di socialità molto importante nella tradizione eritrea.

Quando sono tostati, i chicchi vengono macinati con un pestello o con una macina manuale. Il caffè viene poi bollito nella jebena, una caffettiera di terracotta, e servito in piccole tazze senza manico e molto zucchero.

(Continua. Nella 2^ puntata dell’appendice al diario di viaggio, vedremo come funzionano i trasporti in Eritrea)

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