di Luca Beccaria

In occasione dell’80° anniversario della Liberazione, il Comune di Camagna Monferrato, insieme a
Grazzano, Ottiglio e Sala e con il contributo culturale dell’Istituto Storico della Resistenza di
Alessandria (ISRAL), ha ospitato la mostra itinerante “Con le armi e senza le armi – Partigiani e
società civile in Piemonte (1943-1945)”, realizzata dagli Istituti storici della Resistenza del
Piemonte e coordinata da Claudio Dellavalle.
L’esposizione, che ha coinvolto i quattro paesi tra maggio e luglio 2025, ha come fondamento il
racconto della Resistenza attraverso un approccio innovativo, basato su ricerche originali e attento
alle specificità territoriali. Le date sono state: Ottiglio (17-31 maggio), Sala (2-8 giugno), Grazzano
(14-29 giugno) e Camagna Monferrato (5-20 luglio, con apertura straordinaria il 26 luglio in
occasione della tradizionale pastasciutta antifascista).
La mostra è nata da due intenti, entrambi ambiziosi e di non facile realizzazione: fornire un
approccio alla Resistenza fondato su un’interpretazione nuova e stimolante, basata su ricerche
originali, senza sacrificare l’impatto comunicativo; e presentare i caratteri originali della lotta in
Piemonte, dando insieme spazio alle sue varianti e articolazioni locali, dalle quali soprattutto può
emergere la stretta relazione fra guerra partigiana, territorio, società civile.
Una sfida non facile, ma che è stato possibile tentare grazie alla collaborazione degli Istituti
piemontesi per la storia della Resistenza e della società contemporanea, all’impegno del gruppo di
lavoro espresso dagli Istituti.
Il discorso sulla Resistenza è stato scandito secondo tematiche significanti che ne illustrano i
percorsi e le fasi di sviluppo, dalla iniziale scelta della volontaria partecipazione, ai modi
dell’insurrezione finale, all’idea dell’attesa del futuro, nella quale sono implicati i significati della
lotta intrapresa e le speranze della società rinnovata.
Dal computo quantitativo e meglio specificato delle forze impegnate “con le armi”, fuoriesce di
necessità quello assai più vasto dei meno definibili combattenti “senza armi”, che hanno
rappresentato la forza portante del fenomeno resistenziale e ne hanno reso possibile l’esistenza nella
dimensione e con l’efficacia dimostrata.
La partecipazione delle donne e delle famiglie contadine, meno riconosciuta nelle vicende
risorgimentali, è qui divenuta, senza risparmio di sacrifici e di rischi estremi, l’indispensabile
retrovia delle operazioni partigiane e l’esempio più eloquente di cosa fu il diffuso schieramento di
un secondo esercito “senza le armi”.
La mostra è divisa nelle seguenti sezioni: introduzione; cronologia; la scelta; l’identità; la
quotidianità; la società; il controllo del territorio; pietà l’è morta; l’insurrezione; la liberazione;
l’idea del futuro.
L’iniziativa s’inserisce nel ricco programma per l’80° anniversario della Liberazione, con
l’obiettivo di coinvolgere soprattutto le nuove generazioni. “La Resistenza non fu solo battaglie, ma
una scelta collettiva di libertà”, sottolineano gli organizzatori. “Questa mostra ci ricorda che la
democrazia si costruisce ogni giorno, anche attraverso la memoria.”
