di Maria Antonella Pratali

Ci sono libri che si presentano come un enigma da risolvere, e “Il romanzo di Marceau Miller” appartiene a questa categoria. Già il titolo, che unisce autore e opera in un gioco di specchi, promette una lettura carica di mistero. Se poi si scopre che il nome dell’autore è uno pseudonimo, la curiosità aumenta. Il marketing ha lavorato con cura: anticipazioni nei media, “un turn-page imperdibile”, i “dicono che l’autore potrebbe essere…”. La fascetta arancione che ci interroga: “Chi è davvero Marceau Miller?”. E poi ancora l’immancabile frase “il mistery che ha incantato l’Europa”. Persino la libraia, al momento dell’acquisto, consegna una busta con il nome dell’autore; dentro, una lettera che suona come un testamento: “Mi chiamo Marceau Miller […] se ricevete questa lettera è perché sono morto”. Certo un espediente insolito, ma anche un segnale che si rischia di scivolare dall’originalità alla costruzione di una macchina pubblicitaria.
Il romanzo inizia con la morte di Marceau Miller e si sviluppa come un’indagine a tre voci: la moglie, un amico di famiglia ex investigatore, la polizia. Le premesse sono promettenti, ma col procedere della lettura la trama si infittisce di colpi di scena, troppi e spesso inverosimili. I numerosi personaggi mancano sovente di spessore; alcuni sembrano essere solo funzionali alla trama, più che aver davvero qualcosa da dirci.
Si legge d’un fiato, certo; è davvero un “page-turner”. Ma da una narrativa che “incanta l’Europa” ci si aspetta di più e di meglio: una suggestione, un invito a riflettere almeno su una frase, un’eco che appartenga al nostro vissuto o al nostro immaginario.
Qui invece il fascino svanisce insieme alle rivelazioni finali, lasciando la sensazione di aver assistito più a un abile esercizio di promozione che a un’opera che in qualche modo ci risuoni dentro.
Sicuramente l’autore dimostra di avere talento narrativo, che riesce a intrattenerci per un po’. Ma la sua storia ci fa riflettere più che altro su un’editoria capace di costruire attese vertiginose, anche quando il contenuto non arriva alle altitudini promesse.



