ASMARA E OLTRE: istruzioni per sorprendersi 10/23

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Decima puntata 

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12 maggio – Sesto giorno – Tra spezie e scintille, il cuore pulsante di Asmara

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La mattina si apre con il richiamo dell’Harage, il grande caravanserraglio dove il clangore delle martellate si mescola al profumo pungente delle spezie appena macinate. Qui, tra fabbri al lavoro e artigiani che trasformano ogni scarto in un piccolo miracolo di ingegno, la polvere di peperoncino ti solletica la gola con tanta insistenza, che un fazzoletto davanti al naso diventa il miglior amico del viaggiatore.
L’aria è un miscuglio di scintille, vernici, sudore e storie che si intrecciano tra carretti traballanti, trainati da uomini, asini e muli, e pick-up impazziti, in una danza caotica, ma gestita perfettamente da chi la conosce bene. Ogni oggetto racconta una storia: dai mestoli robusti che mescoleranno zighinì e shirò alla croce ortodossa destinata a custodire i ricordi degli antenati.
A poca distanza, su una piazza che sembra sospesa nel tempo, incontriamo le donne di una cooperativa che produce lo shirò più autentico di Asmara, un vero tesoro culinario, oltre al berberé, ai legumi essiccati, spezie e cereali vari. Ci accolgono con sorrisi che parlano più delle parole, mi insegnano con pazienza gesti antichi, mentre i bambini della scuola vicina entrano a salutare, con un rispetto che stupisce e scalda il cuore. In quella stanza modesta, che per noi sarebbe solo una stamberga, regna un’armonia senza tempo, un piccolo angolo di pace e dignità.
Il pomeriggio ci conduce al cinema Roma, un pezzo di storia che vive nel presente grazie a un festival del cinema europeo. Nel bar stile Déco, tra pellicole e chiacchiere, il tempo sembra rallentare, regalando una pausa riflessiva.
La serata si conclude alla Spaghetti House. In tutta Asmara la cucina italiana è stata assimilata da quella eritrea; non stupisce, quindi, che nei menù figurino “lasanie boloniese”, pizza, “pasta corta o lunga”. Vada per la pasta corta con un bel sugo piccante, ottimo connubio italo-eritreo.
Mentre la notte avvolge Asmara, e le sparute luci della città si riflettono sulle strade silenziose, porto con me un’immagine indelebile: quella di mani segnate dal lavoro e dal tempo, capaci di trasformare la fatica in bellezza, e di un sorriso che racconta il coraggio di chi continua a costruire, pezzo dopo pezzo, il proprio destino.
E così, tra spezie e scintille, la città ci saluta dolcemente, pronta a svelarci ancora i suoi segreti domani.

(Continua. Nella prossima puntata: verso il Bassopiano e Massaua, con una piccola avventura) 

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