Al Cinema per voi 7. Napoleon: non basta il fascino delle immagini per fare un bel film

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di Patrizia Monzeglio

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Tante aspettative per l’ultimo film di Ridley Scott e per l’interpretazione di Joaquin Phoenix, tanta
gente in sala e tante critiche, tanto di tutto per un’opera che fa discutere.
Uscendo dal cinema, con l’aria un po’ mesta di chi aveva sperato di andare a vedere un grande
film, cerchiamo di dare parole alla delusione provata per il tanto pubblicizzato “Napoleon”.
Niente da dire sulla spettacolarità di alcune scene, la mano del maestro si vede nella ricostruzione
dell’assedio di Tolone e della battaglia di AusterIitz che offrono inquadrature di grande effetto, così
come nel rimando a quadri famosi dove i momenti storici immortalati dai pittori del passato
(“L’incoronazione di Napoleone” di David o “Bonaparte che guarda la mummia egiziana” di
Maurice Orange) prendono vita sotto la macchina da presa.
Allora perché il “Napoleon” di Ridley Scott non convince? Perché un film per essere bello deve
coinvolgere lo spettatore, deve emozionare con una storia e non essere solo una carrellata di belle
immagini che scorrono sullo schermo. Di storie il regista ne propone più d’una: si intrecciano nel
film quella con la S maiuscola che inizia con la Rivoluzione Francese, l’evoluzione del personaggio
dall’ascesa fino all’esilio, il legame tra Napoleone e Joséphine e il mai risolto rapporto di Bonaparte
con la madre, ma nello sviluppo del racconto la narrazione rimane per lo più didascalica ed
eccessivamente frammentata.
Sarà per via della riduzione a due ore e quaranta minuti di un’opera molto più lunga? La versione
originale di “Napoleon”, che verrà distribuita su Apple TV, è di oltre quattro ore ma i tagli operati
non possono essere motivo per giustificare la poca fluidità del racconto, due ore e quaranta minuti
sono più che sufficienti per qualsiasi storia.
Per fare un buon film non serve metter dentro tutto, bisogna piuttosto scegliere un filo conduttore
che si trasformi in un discorso, approfondire un punto di vista, saperlo trasmettere al pubblico. In
“Napoleon” questo coinvolgimento emotivo manca. La monocorde interpretazione di Joaquin
Phoenix non aiuta a compensare i limiti di sceneggiatura e montaggio, le scene di sesso oscillano
fra l’imbarazzante e il grottesco.
Vale allora la pena di vedere il film? Dipende. Se ci si accontenta dei “picchi di vero spettacolo” ,
che certe recensioni positive sottolineano, allora “Napoleon” può piacere, di film peggiori d’altronde
ne possiamo fare un lungo elenco. È che da Ridley Scott ci si attendeva il meglio e non gli
perdoniamo di averci deluso. Siamo disposti a passar sopra alle incongruenze storiche che il
regista ha liquidato con la frase «Chi vuole studiare veramente il personaggio va all’università o in
biblioteca, non al cinema», ma è proprio andando al cinema a vedere un film costato 200 milioni di
dollari che qualcosa di più lo possiamo pretendere.

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