di Guido Michelone
C’è un periodo nella storia dell’Italia contemporanea che oggi i giovani ignorano – anche perché i programmi di Storia in ogni ordine scolastico arrivano sì e no alla Seconda Guerra Mondiale – e che viene chiamato ‘anni di piombo’ lo stesso indagato nel nuovo libro del giornalista milanese Daniele Biacchessi, esperto soprattutto di quanto accade nel nostro Paese durante il secondo Novecento. Gli anni di piombo riguardano una dozzina d’anni a cominciare dalla bomba nella Banca dell’Agricoltura di Piazza Fontana il 12 dicembre 1969; e da allora la Nazione viene funestata da ciò che un altro celebre grande cronista, Indro Montanelli, definisce la teoria degli opposti estremismi, ovvero l’estrema
sinistra (filosovietica) e quella nazifascista (nostalgica): due ideologie tanto diverse quanto alla fine accostabili per un comune intento di violenza e sopraffazione: da un lato le Brigate Rosse uccidono i singoli (politici, magistrati, industriali, dirigenti, poliziotti), dall’altro Ordine Nuovo e altre fazioni colpiscono le masse attraverso lo stragismo (ordigni collocati in luoghi pubblici dalle piazze ai treni, dalle stazioni ai palazzi del potere). Biacchessi narra quindi increspature dello Stato,depistaggi dei servizi segreti, fragorosi silenzi degli apparati, intrighi di Palazzo, compromessi delle Istituzioni, intromissioni di Stati stranieri, i presunti criminali assoluzioni, ma anche quelli veri condannati (per le stragi di Peteano, Sagrado, Brescia, stazione di Bologna). Il libro tesse vecchie trame, coglie sfumature importanti e particolari dimenticati, evidenzia incongruenze smussando gli angoli delle menzogne. Insomma diventa il grande libro delle stragi italiane che non sempre hanno colpevoli accertati dalla giustizia, ma che rappresentano il profondo buco nero al centro della Storia italiana. Confessa infatti l’Autore: «Sentivo
il bisogno di riannodare i fili di questa storia che sembra non aver mai fine. È venuto fuori un nuovo racconto di un pezzo di Storia contemporanea destinato ai più giovani che nulla sanno, perché nulla è scritto nei loro libri di testo scolastici».
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