di Maria Antonella Pratali

La storia narrata inizia il 7 ottobre 1970 a Genova, sotto una pioggia torrenziale che, proseguendo fino a tutto il giorno successivo, diede luogo all’esondazione dei torrenti e alla conseguente alluvione, in cui perirono quarantatré persone e oltre duemila furono costrette a sfollare.

Nella tragedia in divenire, in una città attonita ma mai passiva, si muove il protagonista, il vicecommissario Lorenzo Muraro, trasferito alla Mobile di Genova dopo un episodio traumatico vissuto durante la rivolta di Reggio Calabria.
Il poliziotto sta vivendo una crisi personale, a cui tuttavia non consente di intralciare o compromettere il proprio lavoro. Chiamato sulla scena del ritrovamento di un cadavere sulle rive del Bisagno, proprio mentre il torrente minaccia di esondare, non si lascia sviare dall’apparente morte accidentale per annegamento, e con determinazione dà il via alle indagini. Quel cadavere è “strano”.
L’inchiesta di Muraro si complica di pari passo con la situazione della città, che diventa essa stessa protagonista. Mentre il poliziotto cerca il filo che unisce i molti dettagli che non tornano, subentra via via un ampio e variegato insieme di personaggi (non ultimi i Servizi segreti), ognuno dei quali ha un ruolo significativo nella narrazione.
Molte storie si intrecciano, per creare un quadro complesso della società e dei luoghi in cui è ambientata la vicenda. Il contesto è ricostruito con cura, a partire dalla marca delle sigarette fumate, passando per le musiche dei Pink Floyd e di John Lennon, per arrivare alle auto in circolazione, molte delle quali, ridotte a carcasse dall’alluvione, verranno poi inabissate al largo di Varazze.
Cambiaso descrive con dovizia di particolari i luoghi, le tradizioni, gli eventi storici e le dinamiche sociali che caratterizzavano la Genova e l’Italia degli anni Settanta, tenendo sempre sulla corda il lettore grazie alle numerose svolte che prendono le indagini.
Il romanzo viene presentato, infatti, come un “noir incalzante”, ambientato “in uno dei periodi più oscuri della storia repubblicana”. L’ambientazione storica è uno dei punti di forza principali e una scelta potente dal punto di vista narrativo: crea un clima di caos e pericolo che permette di intrecciare la trama gialla con la memoria collettiva di una tragedia reale e fornisce un contesto sociale in cui potere, Servizi segreti, criminalità e fatalità si sovrappongono.
Il protagonista è un uomo pieno di ombre, di traumi non del tutto elaborati, un poliziotto che non si fida del sistema, e che cerca la verità anche quando non conviene.
Il romanzo è ricco di metafore: la città che crolla è un richiamo alle istituzioni che crollano, la fanghiglia che ricopre la città rimanda alle ambiguità morali di alcuni personaggi, e così via.
La Genova del 1970 sotto l’acqua diventa un personaggio a sé, cupo e affascinante, che rispecchia il carattere di Muraro. Le riflessioni su se stesso ci danno conferma di un animo inquieto e tormentato: “Che cos’è, da dove nasce questa tendenza ad abbassarmi, avvilirmi, mescolarmi con la peggiore feccia? […] Che cos’è questo tarlo che mi rode?” (pag. 52). E ancora: “… nessuno è ciò che gli altri credono. A volte, non siamo nemmeno noi ciò che crediamo di essere. La vita è un gioco di specchi deformanti, di riflessi sbagliati.” (pag. 133).
Muraro è un anti-eroe, spesso lacerato interiormente, sovente solo contro tutti o quasi. Tuttavia non perde il senso dell’ironia, e quello sguardo pulito che gli consente di riaffiorare nel turbine degli eventi senza farsene sopraffare, proprio come la verità che gli sarà dato di scoprire.
Lo stile ritmato ed essenziale costruisce un’atmosfera tesa e continuamente in divenire, in cui il lettore non può fare a meno di immergersi e di continuare a seguire il protagonista nelle sue indagini, svolta dopo svolta. Per scoprire infine quale sarà la “svolta mortale”.


