AL CINEMA PER VOI. 43TFF  – “Yunan” 

Visite: 5
0 0
Pubblicità
Condividi con
Tempo di lettura:1 Minuti, 47 Secondi

di Maria Antonella Pratali

Pubblicità

Nella sezione Zibaldone del Torino Film Festival il giovane regista Ameer Fakher Eldin, nato a Kiev da genitori siriani e residente in Germania, presenta il secondo tassello di una trilogia sulle origini e la patria, iniziata nel 2021 con il film “The Stranger” (Lo straniero).

Pubblicità

“Yunan” racconta il viaggio anche interiore di un esule che si spinge ai margini del mondo, per  approdare su una delle misteriose isole Halligen, che emergono appena dal livello del Mare del Nord. Qui, circondato da pochi abitanti, il protagonista affronta la vertigine della spaesatezza e dell’esilio, finendo per scoprire che l’estraneità è una condizione universale, non solo di chi è costretto a lasciare il proprio Paese.

Il film si esprime nei silenzi più che nelle parole, trovando nella poesia delle immagini il proprio vero linguaggio. 

La scelta delle Halligen, questi isolotti bassissimi della Frisia del Nord (Schleswig-Holstein, Germania) continuamente minacciati dalle maree e dalle tempeste del Mare del Nord, è decisiva: sono lembi di terra sospesi tra acqua e cielo, luoghi che esistono quasi per miracolo. La loro natura instabile sembra riflettere la fragilità del protagonista e allo stesso tempo la precarietà della nostra stessa presenza nel mondo. 

La fotografia è sublime: ogni inquadratura è una composizione poetica, fatta di distese d’acqua, pascoli fradici e privi di alberi, orizzonti che vibrano sotto la luce metallica del Nord. Sono vedute che trasformano il paesaggio in metafora, che rendono palpabile la solitudine e l’incertezza. 

Il paesaggio riflette il sentimento dell’essere umano in una terra che sembra precaria, come l’esistenza del protagonista e esule.

Anna  Schygulla offre una prova straordinaria: invecchiata ma carismatica, appare come un faro umano in mezzo alla continua mutevolezza della natura.

Ottima anche la recitazione del protagonista, Munir (l’attore libanese Georges Khabbaz), che riesce a dare corpo allo smarrimento, alla disperazione e alla nuova speranza attraverso sguardi e gesti, più che attraverso i dialoghi, peraltro rari in tutto il lungometraggio.

In conclusione, “Yunan” parla della difficoltà di appartenere a un luogo, dell’esilio interiore e della fragile bellezza della nostra presenza sulla terra.

Happy
Happy
0 %
Sad
Sad
0 %
Excited
Excited
0 %
Sleepy
Sleepy
0 %
Angry
Angry
0 %
Surprise
Surprise
0 %
Condividi con

Ti potrebbero interessare

Articoli dello stesso autore