ASMARA E OLTRE: istruzioni per sorprendersi (20/23)

Visite: 6
0 0
Pubblicità
Condividi con
Tempo di lettura:3 Minuti, 3 Secondi

di Maria Antonella Pratali

Pubblicità

Ventesima puntata – Il nostro passato africano – Gli zoo umani

Pubblicità

Il 1870, quando la compagnia commerciale “Rubattino” di Genova acquista dai sultani locali la baia di Assab, sul Mar Rosso, segna il punto di partenza per la graduale espansione coloniale. Il governo italiano acquista dalla Rubattino la baia di Assab nel 1882. Nel 1885 conquista Massaua, importante porto, sfruttando il vuoto lasciato dagli egiziani. Nel 1890 viene proclamata ufficialmente la Colonia dell’Eritrea. Successivamente i tentativi dell’Italia di estendere la sua influenza anche sull’altopiano etiopico e le divergenze con l’imperatore Menelik II sull’interpretazione del Trattato di Uccialli porteranno alla guerra italo-etiopica e alla successiva disfatta di Adua (1896). Dopo questa sconfitta l’Italia si limita a consolidare il suo dominio sull’Eritrea.
Gli indigeni vengono rappresentati come barbari, se rifiutano la ‘civiltà’ debbono essere severamente puniti con una violenza inaudita. 
Per rafforzare il concetto di ‘barbaro’, poco più di una bestia secondo il razzismo scientifico, tra il XIX e il XX secolo vengono organizzate delle esposizioni etniche o “zoo umani” in alcune grandi città italiane: recinti in cui venivano ricostruiti i villaggi nativi i in cui erano esposti i ‘negri’ da civilizzare. Uno dei primi e più noti eventi di questo tipo fu organizzato a Torino nel 1884 (in occasione dell’Esposizione Generale Italiana), ma degni di nota sono anche gli “zoo umani” allestiti a Milano nel 1891 e 1906, e a Roma nel 1911. Gli indigeni venivano esibiti mentre mangiavano, si lavavano, pregavano o si affaccendavano in lavori manuali.
Dal 1911 si dà l’avvio al consolidamento coloniale, costruendo infrastrutture, scuole, ferrovie ed edifici pubblici. 
Asmara, proclamata capitale, viene gradualmente trasformata in una “piccola Roma”, con edifici in stile razionalista e art déco, cinema, chiese, bar, viali alberati. Strutture tuttora esistenti, che hanno fatto sì che il centro di Asmara sia stato dichiarato patrimonio Unesco. 

L’Etiopia, con la sua storia millenaria, venne da noi rinominata ‘Abissinia’ per allontanarla dalle sue radici storiche di riferimento e legittimarne con più facilità l’invasione. 
Etiope, secondo la Treccani, deriva dal greco e significa “che ha la faccia bruciata”, cioè con la pelle nera. Etiopia è un toponimo che compare negli antichi testi greci e latini ed è utilizzato fino all’età moderna. Viene trasformato dall’Italia coloniale in ‘Abissinia’, per indicare l’insieme dei ‘popoli senza storia’, e quindi da civilizzare. Il termine deriva dall’arabo ‘Habasha’, antica popolazione semitica dell’altopiano etiopico, e venne utilizzato in modo estensivo per indicare tutte le etnie presenti in Etiopia. 
Una volta invasa, nel 1935, può riprendere il nome originario, perché per il fascismo era più lusinghiero aver conquistato l’impero etiope piuttosto che un’oscura popolazione di abissini. 
Nel dopoguerra i confini dell’impero d’Etiopia vengono stabiliti approssimativamente secondo le suddivisioni tracciate dagli italiani. L’Etiopia reclama l’appartenenza dell’Eritrea al suo impero. Solo nel 1993 l’Eritrea acquisirà la propria indipendenza in seguito alle lotte partigiane del Fronte di Liberazione.
Se gli ottant’anni circa di colonialismo non sono bastati a far conoscere a sufficienza i territori e i loro abitanti soggiogati, l’Italia post-bellica e del boom economico non ha avuto alcun interesse ad approfondire l’argomento. Tanto che l’Africa nei libri di geografia, materia più che mai negletta nelle nostre scuole odierne, è ancora oggi ridotta a “Africa del Nord”, “Maghreb”, “Africa sub-sahariana” ecc., trascurando la varietà di popoli, etnie, governi di un continente che conta cinquantaquattro Stati sovrani riconosciuti dall’ONU e due con riconoscimento parziale o status conteso (Sahara Occidentale e Somaliland).

(Continua. Nuove foto. L’impresa coloniale. Che c’entra Bob Marley?)

Happy
Happy
0 %
Sad
Sad
0 %
Excited
Excited
0 %
Sleepy
Sleepy
0 %
Angry
Angry
0 %
Surprise
Surprise
0 %
Condividi con

Ti potrebbero interessare

Articoli dello stesso autore