In viaggio col Decameron 2. Da Boccaccio a Manzoni, storie di monacazione forzata

Venerdì 12 settembre alle ore 21.00 presso il Centro Comunale di Cultura, Costanza Zavanone presenterà in anteprima il secondo lavoro sul “Decameron”, di cui traduce in italiano contemporaneo altre novelle, per proseguire la rilettura del grande classico in chiave storico-sociale, esplorando elementi che riguardano la storia della condizione femminile fra le righe della grande letteratura.

In questo secondo “Viaggio col Decameron“ l’attenzione verte tutta sulla monacazione forzata, su come si rivela anche attraverso l’analisi di documenti storici. “Perché li homicidi et disordini, quali a li giorni passati occorsero in la città de Alessandria, ne fu parte causa il mal vivere de li frati conventuali de Sancto Marco d’essa cità del ordine di Sancto Dominico et anchor de le monache de Sancta Margherita del decto Ordine“ scrivono, lamentandosi, gli alessandrini nel 1537 al Cardinale Caracciolo, governatore dello Stato di Milano.
Da tali varie testimonianze l’autrice giunge all’interpretazione del fenomeno come di un vero e proprio sistema di segregazione femminile praticato per secoli, e non solo in Italia, con larghissimo consenso, fino ai primi anni del Novecento. Una tragedia sociale consumata nel chiuso dei mondi famigliari, sulla quale si è steso da sempre il silenzio, rotto soltanto da qualche rara grande voce letteraria. Un silenzio anche delle vittime, la cui unica possibilità di ribellione è stata sempre quella della trasgressione, compresa la rottura dell’obbligo di castità.
Come lascia intendere anche Boccaccio.
Questo silenzio spiega in parte il perdurante modello repressivo, praticato fino ad anni molto recenti, in ambito educativo e familiare, rotto il quale si assiste oggi ad alcune reazioni drammatiche.
Per questa ragione Costanza Zavanone ha scelto di pubblicare nella seconda parte del libro i capitoli manzoniani dedicati alla famosa storia della monaca di Monza, citata nel titolo, preceduti dal saggio di Roberto Lasagna, psicologo, oltreché noto critico cinematografico, che parteciperà alla presentazione.
Il suo saggio evidenzia come le modalità educative che vengono utilizzate per reprimere e manipolare la personalità della bambina Gertrude, e che Manzoni descrive con dettagli di profondità impressionante, si ritrovino spesso anche nel tempo presente. L’educazione familiare, e non solo, riproduce nel tempo, anche inconsapevolmente, modelli culturali repressivi che spiegano il perdurare di molti pregiudizi sociali e di genere.
Solo la grande letteratura, sostiene l’autrice, ne dà testimonianza. Ma certe storie si svelano fra le righe, e questa è la chiave di lettura del “Decameron” da lei usata.
Sinossi:
Fra le mura dei monasteri, per molti secoli, si è consumata la vita di un numero altissimo di donne costrette a farsi monache, fra santità e miserie umane, nel silenzio complice del mondo. Nient’altro che una forma sistematica di segregazione femminile, una modalità accettata, promossa e sostenuta da tutti i ceti sociali in Italia e in ogni parte d’Europa. Tra le poche forme possibili di ribellione a una ingiusta carcerazione a vita, Boccaccio, con lo sguardo di chi ne comprende le ragioni profonde, ne narra una legata alla stessa natura: obbedire alla spinta vitale dell’eros. Potremmo affermare che nei due massimi monumenti letterari della prosa italiana fra XIV° e XIX° secolo, il “Decameron” e “I Promessi Sposi”, le figure fra le altre, di Griselda, Gertrude e Lucia sono le icone, nella storia della nostra cultura, della sofferenza delle donne dovuta a ragioni sociali e culturali. Alla luce di queste considerazioni, forse la chiave di lettura delle pagine qui presentate apparirà per alcuni nuova ma certamente non per questo meno interessante e coinvolgente.
Biografia
Costanza Zavanone ha insegnato Storia e Letteratura italiana in Istituti di Istruzione secondaria superiore. Attiva da tempo in ambito civile e politico, opera anche nel volontariato culturale.
Per informazioni: biblioteca@comune.valenza.al.it / 0131 949286