di Patrizia Monzeglio
Non facile assegnare le statuette del ‘David di Donatello 2024’ ai film che avevano avuto le
nomination. Tanti titoli in gara, tanti attori e registi meritevoli del premio, successi al botteghino ed
elogi della critica come da tempo non accadeva. Se “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi ha
confermato i pronostici portando a casa ben sei meritati riconoscimenti, è il film “Io capitano” di
Matteo Garrone ad aggiudicarsi i premi per ‘Miglior film’ e ‘Migliore regia’.
È bello sapere che entrambe le pellicole stanno ricevendo, all’Italia e all’estero, riscontri più che
positivi nel pubblico perché sono film che hanno qualcosa da dire su temi importanti e difficili che i
due registi hanno affrontato con un mix di realismo e fantasia, coinvolgendo lo spettatore e
trasmettendo empatia nei confronti di chi quelle esperienze le ha vissute.
Il tema dell’immigrazione poteva essere trattato in mille modi, poteva ad esempio trascurare il
vissuto che precede la partenza del protagonista oppure mostrare ciò che avviene dopo lo sbarco
proponendo una conclusione ma il regista ha preferito concentrare il suo racconto sul viaggio, sul
significato che ha quel viaggio nella vita di un giovane.
Non è per disperazione che parte, lo fa con l’incoscienza e la leggerezza dell’età per realizzare un
sogno, per amore dell’avventura. Sarà il viaggio a mostrargli la crudele realtà e il pregio del film di
Garrone è quello di raccontare non solo il dramma di ciò che accade ma la capacità dell’essere
umano di aggrapparsi alla speranza, la possibilità di rimanere “umano” anche nelle peggiori
situazioni, senza tradire l’amicizia, aiutando gli altri.
«Sono partito da un’immagine, quella che poi è diventata la scena finale del film. Parto sempre da
un’immagine nei miei film» ha confessato il regista in un’intervista e l’inquadratura che ci fa vedere
in primo piano gli occhi del protagonista pieni di lacrime, il suo grido liberatorio per ciò che è
riuscito a portare a termine, quell’ “Io capitano” che dà titolo al film, è certo un’immagine che
rimane nel cuore. «Ero pieno di dubbi, temevo la retorica, oppure che il mio sguardo potesse
essere inadeguato a raccontare questa storia, che potesse sembrare il tentativo di speculare sulla
sofferenza degli altri, invece poi a un certo punto ho sentito che il film era maturo, è come se
avesse scelto me. Ho avuto la necessità di girarlo».
Oggi questo film gira il mondo, uscito anche in 15 paesi africani. Ha ottenuto il Leone d’Argento a
Venezia, ha rappresentato l’Italia agli Oscar 2024 ed ora ottenuto i David di Donatello 2024 non
solo per la regia, ma anche per la fotografia, il montaggio, il suono e gli effetti visivi, oltre quello al
produttore. Un esempio di cinema italiano che mostra la capacità di inventarsi nuove storie e di
saperle raccontare bene grazie all’elevata professionalità di tutti quelli che lavorano in questo
settore, e questo non può che farci molto piacere.
Le recensioni di “C’è ancora domani” , “Rapito” (5 statuette) e “Anatomia di una caduta” (David di
Donatello come “Miglior Film Internazionale”) sono disponibili nella Rubrica “VISTI E RIVISTI PER
VOI” /( https://www.facebook.com/profile.php?id=100092331067549 )
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