di Guido Michelone
La casa editrice Lindau di Torino, da qualche anno, ha varato una collana dal titolo I Leoni, in cui tratta a fondo alcuni aspetti finora magari sottaciuti della storia del fascismo e del nazismo: La magia e la svastica, Ippocrate è morto ad Auschwitz, La belva in gabbia, Mussolini i giorni di Salò, Il terzo Recihe il sogno di Atlantide, Berlino 1936, La propaganda nell’abisso sono soltanto alcuni dei diciannove titoli finora apparsi che arrivano a comporre un lavoro ancora in progress di documentazione su un periodo tragico nella storia contemporanea. Il più recente volume scritto da Giovanni Mari con il titolo Il governo Goebbels. Trenta ore di morte e menzogne si concentra addirittura su una frazione di tempo brevissima, ma cruciale, per le sorti della Germania e di conseguenza del mondo intero. Dopo il suicidio di Adolf Hitler il 30 aprile 1945 la reggenza del Terzo Reich, ovvero della Germania e delle regioni circostanti occupate (Nord Italia compreso) passa nelle mani di Joseph Gobbels, già ministro della propaganda e di fatto ‘braccio
destro’del Fürher, con il compito di continuare a oltranza la guerra contro i russi che hanno già conquistato buona parte della città di Berlino e sono vicinissimi al bunker dove si sono rifugiati i caporioni delle SS. Goebbels governa di fatto poco più che un giorno e andando poi a suicidarsi – e con lui all’intera famiglia: moglie e cinque figli bambini – per seguire la folle ideologia del suo capo defunto, lasciando ancora per qualche giorno la nazione nel caos, fintanto che alcuni generali decideranno di accettare la proposta dei russi di resa incondizionate. Il libro dunque indaga le ore convulse di un personaggio fanatico, ma catapultato quasi all’improvviso a dirigere un baraccone ormai allo sfacelo, di
cui egli continua a dare un’immagine vincente, benché cerchi di trattare con i generali sovietici una fine onorevole, tentando di prendere tempo onde unirsi alle forze alleate angloamericane per una nuova comune lotta contro il bolscevismo. Il testo, documentatissimo, si sofferma su ordini e contrordini impartiti confusamente in quei minuti frenetici dove persino gli alti ranghi tedeschi sono dubbiosi sulle farneticazioni Goebbels, che non mette mai in dubbio la fedeltà all’ideale nazista sino a togliersi la vita in nome della svastica, anche se sarà un gesto che rende ufficiale solo all’ultimo momento, così come avvenuto per il suicidio di Hitler: paradossi del caso, entrambi chiedono di essere cremati e di diventare cenere, ma le fiamme non hanno la meglio sui corpi e di Goebbels rimane la salma bruciacchiata
facilmente riconoscibile, poi sottratta dai soldati russi e portato in fretta (e di nascosto) a Mosca per essere “studiata”.
Alla fine il testo di Mari si fa apprezzare perché evita di proposito gli aspetti morbosi dell’intera vicenda, per concentrarsi invece su questioni prettamente belliche, militari, diplomatiche, socio-politico-ideologiche onde dare delsecondo conflitto mondiale un’immagine pressoché obiettiva, grazie all’oggettività scientifica di un’analisi storica libera e antidogmatica. Insomma un valido libro per spiegare la fine nazista.
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