Al Cinema per voi: ‘Vermiglio’ un paese un passato una candidatura all’Oscar

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di Patrizia Monzeglio

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Vermiglio è il nome di un comune della provincia di Trento ed è il titolo del film che Maura Delpero
ha ambientato in quel borgo, vincendo il Leone d’argento alla 81ª Mostra del cinema di Venezia e
ottenendo la candidatura agli Oscar 2025.
La storia della famiglia del maestro Graziadei, interpretato magistralmente da Tommaso Ragno, si
incrocia con quella degli altri protagonisti, figli di quel mondo contadino che qualcuno ancora
ricorda e che i più hanno sentito descrivere da genitori e nonni. La regista fa rivivere l’Italia di allora
mettendo in risalto la dignità dei personaggi, i condizionamenti sociali e la difficoltà di vivere e
raccontare i propri sentimenti. Il silenzio accompagna gesti e sguardi là dove mancano le parole
per descrivere le proprie emozioni.
La montagna fa da sfondo ad una storia che si dipana lentamente, cadenzata dal mutar delle
stagioni a cavallo dell’ultimo anno di guerra, fra il ‘44 e il ‘45. Maura Delpero racconta la vicenda
cercando inquadrature non scontate, mettendo in risalto il particolare che lascia la scena intera
all’immaginazione dello spettatore: il mestolo che versa il latte nelle tazze, l’anta dell’armadio da
cui spuntano le gambe di una ragazzina, il disco che gira sul grammofono riempiendo il silenzio di
note.
I dialoghi in dialetto rafforzano l’aderenza al vero perché è così che si presentava quel mondo lì,
con quelle facce, quei gesti, quei silenzi, quei suoni. Nella severità mista a pazienza del maestro
Graziadei trapela la fatica quotidiana di chi si sforza di insegnare non solo l’italiano ma anche il
significato e la bellezza della musica, a dimostrazione del fatto che l’essere umano ha bisogno
anche di “cibo per l’anima”, che può aspirare a qualcosa di più. Un film animato da figure femminili
e maschili vincolate ad un ruolo codificato dalla tradizione, ad un destino segnato dal bisogno,
ognuno con il suo fardello da portare, con un proprio codice etico che ne determina le scelte
individuali. Negli angusti spazi casalinghi ogni persona vive nascondendo agli altri un’aspirazione,
un desiderio, una frustrazione, un segreto.
Se sullo schermo l’amalgama di tutte queste cose si risolve in una storia semplice, raccontata
bene, realistica, recitata con naturalezza da attori non professionisti, il merito va alla regista che
con grande impegno e competenza ha curato anche i più piccoli dettagli.
Il film è stato candidato all’Oscar “per la sua capacità di raccontare l’Italia rurale del passato, i cui
sentimenti e temi vengono resi universali e attuali”. Vero, verissimo.
Però, senza nulla togliere alla scelta, ci chiediamo se il nostro paese che ha vinto l’Oscar con
“Nuovo cinema paradiso” (1990), “Mediterraneo” (1992) e “La vita è bella” (1999) non meriti un
giorno di essere raccontato attraverso una storia rappresentativa del presente e non solo del
passato, così, tanto per non lasciare “La grande bellezza” (2014) sola a descrivere l’Italia di oggi.

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