di Maria Antonella Pratali

La serie in sette episodi “Mrs Playmen” (regia di Riccardo Donna) è stata presentata in anteprima alla Festa del Cinema di Roma (sezione Freestyle) prima del suo debutto su Netflix il 12 novembre scorso. È ambientata negli anni ’60 –’70 in Italia, e si ispira a una storia vera che ruota attorno alla vita di Adelina Tattilo, interpretata da Carolina Crescentini.

Dopo aver vissuto lunghi anni all’ombra del marito, un individuo losco, maestro dell’inganno e del tradimento, Adelina prende le redini della rivista erotica e la rifonda, conferendole nuovi contenuti e significati. In un’Italia costantemente al cospetto del Cupolone, simbolicamente inquadrato dalle finestre della casa editrice, Tattilo conduce la sua battaglia di emancipazione, non solo per se stessa, ma rivolgendosi a un pubblico femminile per cercare di sfondare insieme il tetto di cristallo, attraverso la presa di coscienza e la solidarietà tra donne.
Tra le continue irruzioni della Buoncostume, le pressioni della Santa Sede e persino della Casa Bianca, la rivista scrive articoli sul piacere femminile, sul diritto al divorzio, sulla pillola anticoncezionale e su altri temi scottanti per quel contesto storico (ad esempio, la violenza sessuale diventa reato contro la persona e non contro la morale pubblica solo nel 1996).
Anche nel 2025 l’Italia continua a essere un Paese dove la sessualità è politicamente sensibile. Mentre la discussione sull’educazione affettiva-sessuale nelle scuole è bloccata, mentre la disinformazione tra i più giovani cresce, mentre il Ministero dell’Istruzione e del Merito rifiuta sistematicamente di introdurre programmi nazionali adeguati, giudicandoli ideologici, la TV e le piattaforme streaming diventano, paradossalmente, i luoghi dove si affrontano temi che la scuola non ha il permesso di affrontare. Con tutti i rischi del caso.
C’è, in questo, un paradosso politico-istituzionale: la serie è infatti sostenuta dal Ministero della Cultura, con fondi erogati dalla Direzione Generale Cinema e Audiovisivo. Mentre il MIC promuove coi soldi pubblici un racconto di libertà e autodeterminazione femminile, all’istruzione pubblica è vietato parlarne apertamente. È come se l’Italia autorizzasse l’educazione sentimentale solo nella forma dell’intrattenimento, ma non nell’aula scolastica.
Mrs Playmen diventa quindi il ritratto di un Paese che continua a oscillare tra il desiderio di modernità e la paura della libertà. Come scriveva Adelina Tattilo, “un corpo nudo non è mai scandaloso; scandaloso è chi non sa guardarlo”.
Cinquant’anni dopo, l’Italia ha imparato a guardare?


