AL CINEMA PER VOI. “JAY KELLY ”,  SE IL “DIETRO LE QUINTE” È MEGLIO DEL FILM

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Tempo di lettura:2 Minuti, 28 Secondi

Quando, dopo aver visto un film, ti chiedi se è meglio l’opera finale o il suo “making off” vuol dire che qualcosa è andato storto. Per “Jay Kelly”, ultimo lavoro del regista Noah Baumbach, ad andar storte, o meglio deluse, sono state le aspettative. D’altronde, per un film in concorso all’ultima Mostra di Venezia e con un cast di rilievo con George Clooney, Adam Sandler e Laura Dern, aver qualche aspettativa è normale.  Il tema poi era interessante: Jay Kelly, affermato attore, si trova a fare il bilancio della sua vita,  una vita che gli ha dato tutto ciò che desiderava ma che improvvisamente si rivela vuota, vissuta lontano dal mondo reale e da quello degli affetti.  Intrappolato in un ruolo che gli impedisce di separare l’attore dall’uomo, Jay Kelly non sopporta più quel mondo dove finzione e realtà si confondono perché la vita vera alla fine gli ha presentato il conto ed è un conto salato. La consapevolezza degli errori commessi fa riemergere il ricordo dei momenti che hanno creato una frattura insanabile nelle amicizie di gioventù così come nei rapporti con le figlie ma quando il protagonista cerca di mettere insieme i pezzi di ciò che rimane si rende conto che nella dimensione dell’esistenza  i ciak non si possono rifare, il passato non si cancella. Temi che offrono spunti non nuovi per il cinema, ma sempre stimolanti.
Allora perché, nonostante l’imponente dispiego di mezzi e la professionalità degli attori, il film rimane inchiodato in un alternarsi di scene, a volte un po’ confuse, senza mai riuscire a decollare, senza mai regalare un’emozione? 
L’inserimento dei flash back con passaggi temporali del protagonista che assiste alle scene di sé stesso da giovane come se fosse un osservatore esterno è forse l’aspetto più riuscito. Per il resto il film sconta una recitazione forzata e il ricorso a cliché che diventano stucchevoli soprattutto nella seconda parte quando le scene si spostano in una Toscana dalle atmosfere sdolcinate e finte. 
Ha ragione il critico che ha detto che questo film non rientra nella categoria dei belli e neanche dei brutti, ma in quella dei “film che volevamo fossero migliori”. 
«Vorrei farne un’altra» dice Kelly-Clooney rivolto alla cinepresa dopo aver visto scorrere sullo schermo le scene dei suoi film che rappresentano in qualche modo anche la sua vita.  Ecco,  lo spettatore al termine della pellicola prova la stessa sensazione, vorrebbe rivedere un’altra e meglio riuscita versione di “Jay Kelly”.
Ma se il film solleva molte perplessità, il “Making off of Jay Kelly”, che la piattaforma Netflix mette a disposizione degli spettatori, si rivela invece di grande interesse, lasciando sbirciare dietro le quinte scene e ambientazioni che nascono dal nulla e una macchina organizzativa imponente che si muove per realizzare qualche minuto di girato. 
Sì, è un appendice per curiosi ma è assolutamente da vedere, è cinema nel cinema, un prezioso contributo da non perdere assolutamente.

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