AL CINEMA PER VOI. “CINQUE SECONDI”, prendersi cura degli altri per prendersi cura di sé.

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Tempo di lettura:2 Minuti, 34 Secondi

Che significato hanno i “cinque secondi” che danno titolo al film, lo si scopre solo verso la fine. Che ci sia una motivazione profonda dietro al trascurato, scontroso isolamento in cui vive il protagonista invece è chiaro fin da subito, anche se il senso di questa motivazione viene svelato solo poco alla volta, nel lento svolgersi di una storia che intreccia tanti fili.
Il protagonista, Adriano, è un uomo che vive come un barbone in un casale isolato, non sopporta l’arrivo di un gruppo di giovani nella casa vicina ma si ostina a mandare messaggi affettuosi a qualcuno senza ricevere risposta.  Solo con ritrosia accetta gli inviti di una avvocata, sua ex-partner in un importante studio legale, a difendersi in una causa in tribunale.
La scena alterna gli esterni della campagna toscana agli interni di un’aula giudiziaria, ed è qui che infine si scopre l’origine del dolore profondo che segna il volto di Adriano, al quale Valerio Mastrandrea presta le sue fattezze malinconiche e rassegnate. A smuovere qualcosa nel suo animo chiuso al mondo è il quotidiano confronto con i giovani vicini, quella banda di giovani anarcoidi che in modo caparbio e un po’ naïf ha deciso di ridar vita a una vigna abbandonata. 
Un’intrusione indesiderata può trasformare l’animo delle persone.  – dice Virzì commentando il suo film – Giravamo mentre c’erano due guerre in corso, in un momento di negazione dell’altro che invece fa venir voglia di pensare il contrario, cioè che si può salvare il mondo se si tiene conto che esistono gli altri, specie se sono diversi da noi. Da tale diversità nascono delle alleanze che ci arricchiscono, come succede ad Adriano, che inizialmente disprezza quei ragazzi che sembrano degli scappati di casa ma che poi impara ad accettare, a proteggere”.
È una storia che parla di errori e di sensi di colpa, di rapporti fra padri e figli, della vita che ti sfugge di mano per un attimo di distrazione. Il regista, con sguardo indulgente e tocco leggero, segue il suo protagonista inquadrandolo in uno scenario che muta con l’evolversi degli eventi. Il gelido paesaggio invernale intirizzito dalla neve, duro, respingente, via via diventa più caldo, colorato e dolce. Al centro c’è la vigna, che rigermoglia nel momento in cui qualcuno se ne prende di nuovo cura. 
In questo cammino di ripresa e speranza, di elaborazione del proprio dramma attraverso l’aiuto prestato ad altri, la campagna toscana non è solo uno sfondo, è lo specchio di uno stato d’animo, quello di Adriano che torna a vivere nel momento in cui si ritrova a dover proteggere i giovani vicini, a diventar partecipe della loro esperienza di vita.
Un film che mette da parte l’amarezza e il disincanto di certe opere di Carlo Virzì per lasciar spazio a una commedia più intimista, a tratti ironica, a tratti commovente che, attorno al mistero dei “cinque secondi”, mette in scena la complessità dell’animo umano nei rapporti con gli altri, con i figli,  con i giovani, con i drammi della vita, con il destino.  

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