AL CINEMA PER VOI. “LA RAGAZZA DEL CORO”, la fatica e la gioia dell’esplorazione di sé 

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di Maria Antonella Pratali

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Non è una novità, per la cinematografia e per la letteratura, il desiderio di guardare da vicino ciò che accade in un’età difficile, l’adolescenza, con il mistero che porta con sé, le sofferenze, il disagio e la gioia, i sentimenti e le emozioni amplificati e portati al parossismo. Basti pensare, nel panorama attuale, alla serie “Adolescence”, visibile su Netflix, o al film “Stereo Girls”, presentato a Venezia (https://italiasara.it/2025/08/29/cinema-venezia82-stereo-girls-les-immortelles-film-di-apertura-della-settimana-della-critica/). “L’età fragile”, l’ha definita Donatella di Pietrantonio in uno dei suoi romanzi.
E proprio di questo si tratta nel lungometraggio d’esordio della regista slovena Urška Djukić, che porta sullo schermo, con uno sguardo originale, i turbamenti dell’età e della protagonista, Lucija, affascinata e terrorizzata dalla scoperta delle proprie pulsioni. 
Lucija è una sedicenne timida e riservata, che canta in un coro scolastico cattolico in una piccola città slovena. Durante un ritiro a Cividale, la ragazza è incuriosita e affascinata prima da una compagna disinibita, che risveglia in lei emozioni e desideri nuovi, poi da un giovane operaio, da cui si sente attratta. Ma proprio questa attrazione la spaventa, perché è un’emozione talmente nuova e potente che non sa come gestirla. Mentre il controllo religioso e sociale diventa sempre più opprimente, Lucija si confronta con la scoperta della propria sessualità, in un percorso di formazione intimo e silenzioso.
L’uso della voce corale è un elemento narrativo che aggiunge suggestioni, sottolineando il lento ma percettibile processo di trasformazione.La regista non scade mai nelle scene esplicite e tantomeno nel volgare, il lungometraggio è piuttosto un racconto sussurrato, fatto di primi piani e immagini allusive, come la mano mozzata della statua della Madonna, che suona come una minaccia. Le attrici adolescenti incarnano magistralmente la fragilità e la forza di un’età che ancora non sa come definirsi.
Il film ci accompagna in un rito di passaggio tra disciplina e istinto, tra censura e scoperta del corpo, nella vibrazione di un’identità che nasce. 

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